Supermoon

Supermoon

22 novembre 2014

Quella voglia incontenibile di tornare laggiu'


"Possano le tue scelte riflettere le tue speranze,
non le tue paure."
N. Mandela


La allontani, la mandi giu', la releghi in un angolino della mente. Ma poi lei torna, impetuosa, ti scuote, ti destabilizza, ti mette davanti a te stessa, alla tua scelta, al tuo futuro che appare ancora cosi' incerto. Ti tiene sveglia nelle notti senza luna, mentre scende la pioggia e affiorano lacrime che sanno di tante cose. Non e' che non ti piace la tua vita qui: hai tutto quello che mai avresti altrove, le giornate scorrono veloci una diversa dall'altra. 

E' il futuro a preoccuparti. Tanto. 

Cosi' ti bastano le foto bellissime, naturali, senza filtri che arrivano da laggiu' per farti riprovare la voglia di tornare. E ti chiedi se questa forza che ti trascina non abbia un senso, non sia uno di quei segnali da seguire. 

E' sera ormai e stanca di questi pensieri, di questa indecisione, di questo non so che, spegni la luce. Domani e' un altro giorno. 


20 luglio 2014

Sotto il cielo di San Siro

L'attesa comincia molto prima. Prima dell'apertura dei cancelli, prima di mettersi in auto, prima di qualche giorno prima. Escono le date e speri di riuscire a comprare i biglietti, una cosa che di per se richiede una certa organizzazione e talvolta una corsa contro il tempo. Anche questa volta ci siamo riusciti e biglietti alla mano, abbiamo segnato il 9 luglio tra gli appuntamenti dell'estate. 

E cosi' via, scaldiamo il motore, ancora una volta destinazione San Siro. Uno stadio che si riempie un po' alla volta di colori, di cori, di felicita'. Dalla curva ci chiediamo che canzoni ci saranno in scaletta, se sara' in forma, cosa fara' prima del concerto e quali emozioni provera' sapendo che ci sono 70.000 persone li' per lui.

Scende il tramonto su una Milano improvvisamente bella, incorniciata tra l'ultimo anello e il tetto dello stadio. Scende la sera e sul palco arriva lui ad accendere i nostri cuori, a scaldare l'atmosfera, a rubarci la voce. Una mise completamente fuori pronostico: jeans neri e giacca dorata!

E ancora una volta sotto il cielo di San Siro 70.000 "mani cominciarono ad alzarsi verso il cielo" quando "la guerra poi adesso cominciamo a farla noi" a suon di bassi, tastiere, voci, trombe e una batteria "made in California" incontenibile. E mentre canti, vivi. Ricordi. Rivivi. I momenti in cui "vivere non e' facile" e ti trovi a "sorridere dei guai e pensare che domani sara' sempre meglio" perche' "a volte basta un complice e tutto e' gia' piu' semplice." E quante volte, con i nostri complici, "generazione che non han pu' santi ne' eroi" a sperare in un "vedrai che vita vedrai" mentre cerchi "un senso a questa vita, a questa storia, a tante cose." Succede, a volte, di camminare su "queste dannate nuvole", ma torna lui a ricordarci che c'e' sempre stato "chi voleva un mondo meglio di cosi, al potere la fantasia, e' la vita e devi prenderla cosi'."

Stupendo e' il finale che ci regala, intonando un inaspettato "Senza parole" da togliere il fiato; e se lo dice lui che "non si comanda al cuore", non ci resta che crederci. E vorresti avrlo li' quello che "a meno che non stia davvero pensando solo a te ogni respiro" per dirgli che "quello che tu cerchi e' gia' qui, e' davanti a te, guardami negli occhi e fidati di me."

E allora dici: "Vado via... vado via... ma stai a vedere... che mi tocca di restare qui... per AMORE!"

Grazie Vasco!

24 giugno 2014

365 giorni dopo

"Viaggiatore che tornate da terre lontane, quali doni portate con voi?"
"Signora, vi porto i fiori del giardino piu' profumato,
le stoffe piu' preziose d'Oriente e una valigia piena di felicita'!"
Mine Vaganti


1 anno, 12 mesi, 365 giorni, un numero inimmaginabile di ore, minuti, secondi.
A volte sembra ieri, a volte sembra passato molto di piu'. 
Talvolta felice, talvolta dubbiosa, spesso incredula. 

Un anno fa, a quest'ora, tornavo a casa. La MIA casa. Non le seconde case che mi avevano accolta nel periodo universitario e nemmeno le temporanee dimore in muratura o su due ruote o sotto le stelle che hanno accolto i miei sogni Down Under. Eh no! Era proprio CASA! 
Quel che ricordo di piu' e' la gioia dell'attesa, quell'attesa elaborata negli ultimi mesi e giorni, quando realizzi che ormai manca poco. Perche' come dice il Piccolo Principe, la felicita' sta anche nell'attesa di un incontro. E poi la gioia incontenibile di riabbracciare la mia mamma, che non mi aspettava e ancora mi chiedo come non le sia preso un infarto. A casa mi aspettava anche una cascata di riccioli biondi che se solo adesso penso alla possibilita' di rifare le valige, mi manca gia'. 

Ero tornata e mi ero data tempo di pensare al da farsi. Ero tornata nella mia stagione preferita dell'anno e sarebbe stata l'estate a portarmi consiglio. L'estate mi porto' anche un lavoro e cosi' dopo qualche mese sono stata per sei mesi immersa nella neve e in tante altre cose. Ma non era il mio posto. Forse perche' da tempo avevo deciso che le radici le dovevo rimettere a CASA. O, se proprio non avesse funzionato, in Australia. Nessuna via di mezzo. O il cuore, o la liberta'.

E' passato un anno. E non c'e' stato giorno in cui non abbia pensato a quel viaggio dall'altra parte del mondo. Un'esperienza che mi ha dato tanto, che spesso mi porta a pensare com'ero prima e come sono adesso. La nostalgia che sento, che mi fa dire che e' stato un viaggio di sola andata. Gli amici ancora laggiu', che ogni tanto mi chiedono quando torno, mi propongono opportunita' e io qui a scacciare quei pensieri lontani, fingendo di sapere che non riaffioreranno!

Non sono ancora sicura che la mia vita sia qui. Quest'anno mi ha fatto capire quanto sia vero che "Quando si assaggia la liberta', non si puo' tornare indietro." Qui ci sono il cuore e la mente; la' il cuore e la liberta'. E il mio futuro dov'e'?

Chissa'!





10 marzo 2014

Intensamente


"Quando ti viene una nostalgia, non e' mancanza, e' presenza, e' una visita, 
arrivano persone, paesi, da lontano e ti tengono un poco di compagnia."
Erri De Luca


Mi capita ogni sera. Chiudo gli occhi e non sono piu' qui. 
Torno a vivere a testa in giu'. Sono attimi, momenti, polaroid che scorrono. 
Il cuore che batte piu' forte, il ritmo del respiro che cambia. 
E tutto e' cosi' forte che mi manca il respiro...
E' nostalgia quella che sento. E mi travolge.




 


4 marzo 2014

Il richiamo del mare*


"Si appartiene al luogo in cui si e' nati" diceva, mentre dipingeva con le sue mani da vecchia e i suoi occhi da bambina. "Per quanto tu faccia, ti ci fanno tornare."
zia Natalia


Un giorno Natalia Esparza, donna dalle gambe corte e dai seni rotondi, si innamoro' del mare. Non sapeva esattamente quando l'avesse presa quel desiderio indifferibile di conoscere il remoto e leggendario oceano, ma la prese cosi' forte che dovette abbandonare la scuola di piano e lanciarsi alla ricerca del Mare Caraibico, perche' di li' erano venuti i suoi antenati un secolo prima e li' la spingeva senza pieta' quel che chiamo' il brandello smarrito della sua coscienza.
La zia Natalia era cresciuta guardando i vulcani, scrutandoli da mane a sera.
Era sempre vissuta su quella terra oscura e sotto quel cielo freddo, cucinando dolci a fuoco lento e carne nascosta sotto i colori di salse complicatissime. Mangiava in piatti dipinti, beveva in bicchieri di cristallo e passava ore seduta davanti alla piogia, ascoltando le preghiere di sua madre e le favole di suo nonno su draghi e cavalli alati. Ma venne a sapere del mare un pomeriggio in cui certi zii s'intromisero nell sua merenda di pane e cioccolato, prima di proseguire il cammino verso la citta' fortifcata circondata da un implacabile oceano di colori. 
Sette tonalita' di azzurro, tre di verde, una dorata: il mare le aveva tutte. L'argento che nessuno si sarebbe portato via: intatto sotto un pomeriggio nuvoloso. La notte la sfida al valore delle barche, alla coscienza tranquilla dei marinai. Il mattino come un sogno di cristallo, il mezzogiorno brillante come i desideri.
Laggiu', penso' Natalia, anche gli uomini dovevano essere diversi. Vicino a quel mare a cui non smetteva di pensare dalla merenda del giovedi', non potevano esserci proprietari di fabbriche, ne' venditori di riso, ne' mugnai, ne' altri capaci di rimanersene tranquilli sotto lo stesso cielo per tutta la vita. E lei era tanto stufa della tovaglia e del pianoforte, che parti' dietro agli zii senza alcun rimorso. Avrebbe vissuto con gli zii, spero' sua madre; da sola, come un cavallo pazzo, indovino' suo padre. 
Non conosceva la strada, voleva soltanto arrivare al mare. E al mare arrivo', dopo un lungo viaggio e dopo una terribile camminata dietro ai pescatori che incontro' al mercato della famosa citta' bianca. 
La zia Natalia aveva trascorso tutta la mattina seduta al mercato del pesce, guardando arrivare uno dopo l'altro uomini che scambiavano con qualsiasi cosa i loro animali. Si soffermo' sulle spalle, sul modo di camminare e sulla voce indignata di uno che non ne volle sapere di regalare il grosso mollusco che portava. 
E gli occhi della zia Natalia si persero dietro a quell'uomo. 

Il primo giorno camminarono senza sosta, con lei che non faceva altro che chiedere se la sabbia del mare era bianca come lo zucchero e le notti calde come l'alcool. A volte si sedeva a massaggiarsi i piedi. Arrivarono soltanto il pomeriggio del giorno seguente. La zia Natalia non riusciva a crederci. Si slancio' verso l'acqua con le sue ultime forse e si mise a piangere sale nel sale. Le facevano male i piedi, le ginocchia, le cosce. Il sole le bruciava le spalle e il viso. Le facevano male i desideri, il cuore e i capelli. 
Perche' piangeva? Sprofondare in quel mare non era forse il suo unico desiderio? 
La sera cadde lentamente. Sola sulla spiaggia interminabile, si tocco' le gambe: non erano ancora quelle di una sirena. L'aria era quasi fredda; si lascio' trasportare dalle onde verso riva. Cammino' per la spiaggia. Non molto lontano c'era il vecchio, con gli occhi smarriti in lei. 

Nessuno sa come fu la vita della zia Natalia a Holbox. Torno' a Puebla sei mesi piu' tardi, invecchiata di dieci anni, facendosi chiamare la vedova di Uc Yam. 
Aveva la pelle scura e rugosa, le mani callose e una strana sicurezza nella vita. Non si sposo' mai, non le manco' mai un uomo, imparo' a dipingere e l'azzurro dei suoi quadri divenne famoso a Parigi e New York. 
Visse sempre a Puebla, anche se qualche sera, mentre guardava i vulcani,
 i suoi sogni volavano verso il mare.
"Si appartiene al luogo in cui si e' nati" diceva, mentre dipingeva con le sue mani da vecchia e i suoi occhi da bambina. "Per quanto tu faccia, ti ci fanno tornare."

*Liberamente tratto da "Donne dagli occhi grandi" di Angeles Mastretta


27 febbraio 2014

...due anni dopo...

"Ecco a cosa serve il futuro:
a costruire il presente con veri progetti di vita."
L'eleganza del riccio

Due anni fa, il 27 febbraio, atterravo a Melbourne. Sedici mesi dopo, il 27 giugno o giu' di li', tornavo a casa. Quattro mesi fa, il 27 ottobre, poco dopo aver festeggiato il mio compleanno e messo la giacca invernale, sono arrivata qui. Tra due mesi, il 27 aprile, la stagione finira' e tornero' a casa, almeno per un po'. 
E' stato un cambio non indifferente, al quale ogni cellula del mio corpo si sta ribellando! La mente segue a ruota, o forse e' l'esatto contrario. Non importa. Nessuno mi ha piu' detto "Sei raggiante!", l'effetto Australia e' svanito. 
Quattro mesi non mi sono bastati per ambientarmi! Dove prima c'erano gli spazi sconfinati, ho trovato le montagne, alte, imponenti. Agli orizzonti pronti a tingersi come acquerelli si sono sostituiti cieli azzurri, di un azzurro intenso, ma troppo spesso carichi di neve. Alle infradito i Dr Martens e gli scarponi. E quella pelle biscottata, un ricordo lontanissimo! Se prima nelle lunghe passeggiate sul lungomare, per le citta', nell'outback ero io a dover decidere quando invertire la rotta, adesso son le due strade del paesello a riportarmi indietro; le posso ripercorrere al contrario, ma sempre qui mi portano. La liberta'... ah, la liberta'! Ma allora e' vero, cara Isabel, che quando l'assaggi non puoi piu' tornare indietro? E quando la vivi, ti manchera' per sempre? 
Nei due mesi che restano, se l'inverno lascera' spazio a qualche scampolo di primavera, le passeggiate potranno allungarsi e il pallore invernale lascera' forse spazio a una pelle dal colorito piu' sano. 
Questo forse attutira' lo shock. Uno shock fatto anche di molto altro, quello che temevo di piu'. Dove prima ho trovato rispetto, poi ho trovato la legge del 'tutto e' dovuto.' Un tempo che non e' piu' tuo. I grazie inaspettati e la riconoscenza non sono di casa qui. E questo qui e' grande, e' un qui che abbraccia l'Italia intera. Un qui al quale mi sento di rispondere 'E' cosi', ma potrebbe essere diversamente. Da altre parti lo e'. Credetemi se vi dico che si vive meglio, che si puo' vivere meglio, pur lavorando, pur facendo sacrifici. Ci sono posti dove non e' reato avere dei progetti e nemmeno realizzarli!' Parole al vento, che mi tornano indietro, che mi hanno fatta sentire un pesce fuor d'acqua. Parole alle quali non do piu' voce, perche' fa male. 
Ma non importa. Quel che importa e' essere partita quel 27 febbraio e anche quel 27 ottobre. Perche' ogni esperienza e' vita. Quel che importa e' che arrivi quel 27 aprile. 

Quel che importa e' che presto cammineremo sulla sabbia!






8 gennaio 2014

S di...

"Chi ha detto che i soldi non fanno la felicita' 
non sa dove andare a fare shopping!"
Gossip Girl

Primo giorno libero dopo il delirio natalizio. Niente di meglio di una giornata di Shopping nel vicino capoluogo! Ci voleva! Mi ha ridato la carica, e' stata una ventata d'aria fresca e sono felice del bottino. Quando si va in missione infatti il rischio di restare deluse e' ben presente: hai talmente voglia di qualcosa di nuovo che se non trovi nulla che ti soddisfa, torni a casa depressa! 
Autobus dopo autobus son arrivata ad Aosta che e' anche bella, circondata da montagne innevate e fatta anche di case vecchie e vicoletti che mi riportano alle passeggiate nei nostri 'paesotti', quei posti dove respiri calma e sembra che il tempo si sia fermato.
La prima tappa, d'obbligo, un bar dove mangiare un buon panino e concedersi una cioccolata calda (possibilmente la prima e l'ultima del nuovo anno!) Poi via, un giretto esplorativo e la caccia ha inizio! 
Il negozio che non mi tradisce mai anche questa volta mi ha soddisfatta e ne sono uscita con due maglie: una che mi fa pensare che il verde acqua proprio mi piace (conto almeno quattro capi dello stesso colore) e una che per metterla ci vuole il libretto delle istruzioni; una di quelle maglie ben lontane dallo stile bon ton che vorrebbe la mia mamma, ma poiche' nasconde con stile le imperfezioni della linea, non potevo lasciarla dov'era. E poi, e' di un bellissimo viola/blu!
Esattamente di fronte, una profumeria. Ad attrarmi i colori accattivanti della merce esposta, un vero e proprio arcobaleno. E le porte spalancate. Perche' che se ne dica, chi fa marketing ne sa e da qualche anno la tendenza si e' diffusa, non importa se fuori sono -15 e le spese del riscaldamento alle stelle. L'importante e' abbattere ogni barriera che porti all'inevitabile strisciare della carta di credito e all'uscita dal negozio Sorridenti. E cosi' eccomi con un set di creme che cercavo da tempo e che anche questa volta mi regaleranno una pelle 'dramatically beautiful' in soli dieci giorni. E una crema corpo ai fiori di cotone che credo essere stata proprio un buon acquisto. Ma il negozio meritava solo per le commesse, tutte truccate allo stesso modo: ombretto blu e labbra rosse, incarnato perfetto (cosa dicevamo del marketing?!?)
Poi immancabile un giro in libreria. Le librerie mi sono sempre piaciute, ci entro e mi ci perdo, vivo per un po' in un altro mondo che fa volare via la mente. A dirla tutta, non mi piacciono piu' come una volta perche' anche i libri sono diventati accattivanti: non sei piu' tu a sceglierli dal titolo e dalla copertina, sono loro che con la loro fascetta gialla ti saltano addosso facendo a gara: 'Un milione di copie vendute', 'Ventesima ristampa', 'Un vero e proprio caso editoriale', 'Un libro che diventera' presto un film' e via dicendo. Gia' i titoli e il retro sono studiati a regola d'arte, che a me vien sempre voglia di comprarne non meno di dieci! Comunque, fascette gialle a parte, la scelta cade su "Tutta colpa di Freud", un libro che narra le vicende di tre donne ben lontane dalla cosidetta normalita', che si siedono sul lettino per farsi psicoanalizzare dal loro... papa'! Ha vinto su "Io che amo solo te", altro libro dedicato all'amore, che ho tenuto in mano per un bel po' e che mi e' stato consigliato anche dalla commessa. Poi alla cassa mi sono imbattuta in "Basta piangere", presentato una sera a "Che tempo che fa": un libro sul nostro tempo, in un confronto con gli anni '60 quando la tv era in bianco e nero e la vita a colori, non come oggi che sembra l'esatto contrario. Ma piangere non serve a nulla.
Secondo voi, il giro di shopping poteva conclusersi senza l'ingresso in un negozio di scarpe? Ma non quelle chiccose, costose, classiche! No! *Art, Metropolitan Soul. Qualcosa mi dice che il marchio potrebbe essere spagnolo, e se e' come Desigual, non e' un buon segno per il portafoglio! E cosi' eccomi con delle belle scarpine che fanno primavera e che abbiamo deciso mettero' il giorno che me ne andro' da qua!
"Shoes make me happy. I'm superficial. Whatever." 
Le ore passano e prima di tornare su per i monti, mi concedo il secondo peccato di gola della giornata: un gelato. Non uno qualsiasi, quello di Grom, che secondo me e' proprio gustoso. Sa del gusto che scegli, un gusto intenso e vero, che non ha nulla di artificiale. La storia di questa catena di gelaterie me l'ha raccontata la mia mamma quest'estate mentre passeggiavamo sulle rive del lago. Forse anche per questo sa di buono. Gia' avevo amato le granite, niente a che vedere con tutte quelle bevute fin'ora: quelle di Grom sono cremose e si mangiano col cucchiaino e hanno gusti particolari, tipo mora e mandorla. Cercavano una commessa,  non ho preso il contatto, giuro!!!